I tassisti battono Uber 1 a 0
Il servizio offerto da UberPop è stato bloccato in ogni città di Italia, dove era già attivo, per disposizione del Tribunale di Milano, che ha accolto il ricorso delle associazioni dei tassisti.
La lotta tra tassisti e proprietari di Uber, era sfociata in diverse giornate di blocco del servizio pubblico, organizzate dai tassisti di Milano e Roma e di altre città italiane. Il fenomeno si era verificato anche all’estero, non appena Uber ha tentato di entrare in concorrenza, offrendo servizi di ricerca e prenotazione di un auto con autista, a costo più conveniente dei tassisti regolarmente in possesso di licenza.
L’innovazione di Uber consente a chiunque di poter diventare autista ed offrire servizi di trasporto a pagamento. Importante è avere la fedina penale pulita, essere proprietari di un’auto non più vecchia di 8 anni, medio grande, con almeno 4 posti ed avere una buona copertura assicurativa estesa anche ai passeggeri. Le tariffe partono da due euro fissi, più venti centesimi al minuto e trentacinque centesimi a chilometro.
La società californiana che possiede Uber Pop è stata costretta alla chiusura, dopo le proteste e le manifestazioni, concretizzate in blocchi stradali, organizzati in molti stati e finiti nei tribunali, dove i sindacati dei tassisti hanno chiesto di difendere i propri diritti, lesi per concorrenza sleale.
I loro ricorsi sono stati accolti sia per oscurare la diffusione dell’applicazione negli store virtuali di Apple e di Google, sia per inibire definitivamente il servizio sul territorio.
Il giudice Claudio Marangoni, del Tribunale di Milano, ha accertato la concorrenza sleale, oltre al rischio che il servizio avrebbe potuto contribuire al fenomeno dell’abusivismo, aumentando la possibilità di raggiungere i clienti proprio per queste categorie di autisti che volevano restare fuorilegge.
UberPop, avrebbe potuto portare prezzi più bassi per gli utenti, ma il suo modo di operare sembrava, secondo Marangoni, superare l’ambito di operatività di un mero intermediario.